Il credito d’imposta ha introdotto delle significative novità rispetto al suo predecessore, ovvero l’iperammortamento, che proveremo a sintetizzare.

Nel caso del “vecchio” iperammortamento, l’agevolazione permetteva di amplificare in ammortamento fiscale il valore del bene acquistato e di conseguenza anche la detrazione di cui si ha diritto nella dichiarazione dei redditi, essendo bene strettamente strumentale all’attività d’impresa.
Cosa è cambiato con il credito d’imposta?

L’introduzione dello strumento del credito d’imposta, a partire dal 2020 e riconfermato fino al 2025, ha, invece, migliorato l’entità dell’agevolazione per le imprese.
Non si tratta più, infatti, di aumentare il valore detraibile, bensì di generare un valore di “sconto” puro su tasse e imposte dovute allo Stato, il cui ammontare dipende dal valore di acquisto del bene strumentale.

Il credito d’imposta (in ogni sua forma, non strettamente quello legato all’acquisto di beni strumentali 4.0) è infatti considerabile un contributo diretto, con una sola differenza rispetto all’erogazione di un contributo a fondo perduto: il denaro non viene materialmente erogato al beneficiario, ma viene scontato nel momento in cui il beneficiario deve versare denaro, in termini di tasse e imposte, allo Stato. Nella logica, è come se venisse erogato, quindi.

Il funzionamento dell’agevolazione va distinto, come visto in precedenza, in funzione dei beni che vengono acquistati, se materiali o immateriali, in ogni caso comunque 4.0.
La normativa, quindi, lascia ampia scelta di investimento, andando a limitare il campo soltanto ad alcuni investimenti che non sono ritenuti ammissibili ai fini dell’ottenimento dell’agevolazione, quali:

  • aeromobili da turismo, navi e imbarcazioni da diporto, autovetture e autocaravan, ciclomotori e motocicli, veicoli adibiti ad uso pubblico;
  • fabbricati destinati all’industria, edifici e costruzioni;
  • condutture e condotte, materiale rotabile, ferroviario e tramviario, aeromobili;
  • beni gratuitamente devolvibili delle imprese operanti in concessione e a tariffa nei settori dell’energia, dell’acqua, dei trasporti, delle infrastrutture, delle poste, delle telecomunicazioni, della raccolta e depurazione delle acque di scarico e della raccolta e smaltimento rifiuti.

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